Con un grimaldello faccio leva tra le vecchie tavole serrate, alla maniera di un ladro, tanto solenne è il luogo che vado a violare.
I chiodi lanciano un sinistro scricchiolio finché non cedono e lasciano uno spiraglio abbastanza largo da infilare le dita e fare forza con le mani.
Il coperchio si muove, si libera, si alza.
Non so cosa troverò, ogni volta è differente, perché i defunti non sono mai uguali; mantengono anche nella morte le loro peculiarità.
Ma c’è un fattore che contraddistingue ognuno di loro, indipendentemente da come sono vestiti, dal genere o dallo stato di conservazione: nella stragrande maggioranza dei casi la carne della testa e del collo è consumata, lasciando a vista il teschio e i primi dischi della spina dorsale.
E in tutti questi casi la mandibola è completamente abbassata, come quando si apre la bocca.
Come quando si prova un forte stupore, lo stupore della morte.