Entrando nella morgue si accede a una dimensione diversa dalla realtà.
E’ un limbo.
Un luogo in cui restano in sosta i corpi, tra l’istante della morte e il momento dell’esposizione nella camera ardente. E’ quel periodo di transizione in cui un corpo muta anche giuridicamente, passando dallo status di salma a quello di cadavere.
La maggior parte delle morgue che ho visto ha un aspetto metallico, asettico, quasi futuristico. Lettighe, lavabi e armadietti sono di acciaio e le stanze rivestite di ceramica bianca. In qualche punto si staglia la cella frigorifera, di varia grandezza.
E poi fa sempre freddo.
La temperatura deve rimanere bassa per preservare i corpi, anche d’estate. Quel ghiaccio così innaturale che si avverte fin dentro le ossa, si presta perfettamente per un simile ambiente.
Ho sempre la sensazione di vivere in un incubo messo in pausa: tutto è immobile, fisso. Le lenzuola bianche che avvolgono i corpi sulle lettighe, sembrano nascondere un mistero.
Il mistero della morte.
Come se fossero il panneggio di una statua di Michelangelo, nascondono la fissità di un corpo. Non riesco ad abituarmi all’assoluta mancanza di movimento; è come se il mio cervello la rifiutasse, come se inconsciamente volessi scacciare il fatto che anche io…
Ho sempre avuto la sensazione che l’immobilità di questi luoghi fosse innaturale.
Tutti gli oggetti sono inanimati, ovvio. Ma le stanze di una casa, un locale, un teatro, sembrano pulsare, respirare una sorta di vita parallela.
Fate attenzione a quando siete soli in una stanza: non sentite il vostro respiro? Non vedete muoversi ritmicamente la cassa toracica? Non avvertite un fremito involontario, un muscolo che scatta, una deglutizione? E non vi ha mai dato l’impressione che quella stanza viva con voi? Per voi? Che siate voi a darle un senso?
Nelle morgue sembriamo immobili anche noi, infilati nelle nostre tute bianche, asettici, ad eseguire sempre i soliti movimenti, come in una danza rituale.
Sembra che sia quel luogo a far perdere anche a noi la nostra umanità.
E quando gli occhi cadono su quelle lettighe, sotto quelle lenzuola talvolta intravediamo… sembra quasi che…
Ma distogliamo lo sguardo e ci sforziamo di vedere semplicemente un tessuto inanimato.
Un lenzuolo bianco.