È minuta e cammina leggera sul pelo dell’acqua, così esile che pare più piccola dell’ombrello che la ripara dalla pioggia. Lo tiene con entrambe le mani, come se ci fosse appesa, come una speranza.
Si ferma davanti a una tomba.
Mette un bacio sulle punta delle dita e lo posa sulla foto.
Porta i capelli lunghi chiusi in una piccola coda da scolara, ha le guance arrossate e indossa un impermeabile beige.
Ma sembra una figura in bianco e nero.
Forse prova un dolore così forte da far perdere il colore anche agli occhi di chi guarda.
Piove leggero un concerto di gocce che fanno un unico suono, come di cascata.
Resta lì per qualche minuto.
Poi si alza un istante sulle punte, si volta e va.
I suoi tacchetti si confondono tra le gocce senza lasciare rumori.
Mentre passo, lancio uno sguardo a quel tumulo.
C’è la foto in bianco e nero di un giovane uomo. Per un attimo riesco a immaginarlo, da vivo.
Forse la memoria riesce a colorare ciò che la morte vorrebbe spegnere.