C’è una differenza sostanziale tra “esumazione” e “estumulazione”.
La prima si effettua con le tombe posate nella terra, la seconda con l’apertura dei loculi in muratura. Prima o poi deciderò quale delle due operazioni sia più agevole da eseguire.
Oggi però si inizia a liberare il campo di un cimitero, esumazioni quindi.
L’escavatore è acceso, il suo autista sta ingrassando gli ingranaggi del braccio pneumatico e io finisco di infilarmi stivali e tuta bianca.
Il familiare è arrivato da alcuni minuti e aspetta solo di sapere se il suo parente sarà pronto per la riduzione nell’ossarietto di zinco. Dopo lo scambio di un rapido “buongiorno” rimane in disparte non troppo lontano da noi.
In realtà sono più imbarazzato io dalla sua presenza che il contrario.
Infatti, puntualmente, inizia a sciogliere il ghiaccio facendomi notare che vestito così assomiglio a uno del R.I.S.
Sorrido – Eh già! – rispondo di circostanza e penso che talvolta la scientifica è costretta a fare cose simili a queste.
La signora di mezza età è intabarrata con sciarpa e cappello. Cerca sicurezza in un ambiente insolito e la cerca nella mia voce.
Di prassi non attacco discorso con le persone, non sai mai cosa pensano in circostanze simili e qualunque cosa dici può essere fraintesa o considerata fuori luogo. Quando sono loro a cercare di parlare però, non mi tiro indietro: per educazione e perché penso che potrebbero aver bisogno di scaricare la tensione.
Mi fa domande a cui risponderò solo tra qualche minuto. Quando chiede cosa penso, se sarà decomposto o meno non mi sbilancio, non lo faccio mai, perché ogni caso fa storia a sé, anche nello stesso campo, nella stessa fila.
Iniziamo a smontare la tomba.
Spostiamo i vasini con le piante. Le fasce vengono staccate e spezzate con la mazza di ferro, poi si avvicina l’escavatore e alza la base in cemento, riducendola in piccole parti che si possano trasportare a mano.
Lasciamo intera solo la testata con il nome e il portalampade perché, se il corpo non fosse mineralizzato, ci sono due possibilità: o la cremazione oppure lo spostamento nello spazio delle tombe rimesse, dove rimarrà per altri cinque anni almeno. In quest’ultimo caso la testata viene riposizionata sul tumulo.
Sarà la familiare a deciderlo.
La pala meccanica adesso trova solo terra.
Impugno la pala e mi posiziono dalla parte opposta, guardo la benna riempirsi e tagliare il suolo con una facilità estrema.
Dopo le prime “bennate” si muove più lenta, carezzando centimetro dopo centimetro la buca per evitare di colpire la cassa quando la troverà.
Dopo un po’ compare l’estremità superiore del coperchio, la benna si chiude e con il dorso toglie la terra che rimane sopra. Sembra impossibile che un oggetto così potente possa anche essere estremamente delicato.
Adesso entro in gioco io, devo liberare dalla terra il resto del tappo che non ha ceduto sotto il peso della: è ancora intatto.
Scendo nella fossa e si comincia…
Non male come attacco. Vediamo un po’ dove ci porta. Per ora fa i ciò che ogni buon incipit deve fare: incuriosisce