Devo sostituire dieci lampade votive.
Sul foglio che ho in mano ci sono stampati i nomi dei defunti e le indicazioni.
All’inizio non lo vedo, intento a leggere come sono, poi con la coda dell’occhio noto muoversi qualcosa: è un anziano che armeggia, inginocchiato di spalle al lato di una tomba.
Al secondo sguardo capisco che non sta facendo delle comuni operazioni come mettere fiori o annaffiarli.
Vicino a lui ci sono due secchi di terra riempiti per metà, un sacco con dentro dei sassi bianchi e alcuni utensili.
Mi avvicino e lo saluto.
– Oh, buongiorno custode! – mi fa.
– Ha bisogno?
– Non mi dia del lei – mi prega crucciato – Qui è un po’ casa, lasciamo stare le formalità.
– Va bene, però vale per entrambi.
– Certo, eh! – Ride di gusto.
Continua a smanacciare con un arnese da giardinaggio mentre pressa la terra all’interno del recinto di marmo; sulla lapide gli sorride la foto di una signora mora. Solo ora mi accorgo che deve esserci stato un cedimento nel terreno.
– Posso darle una mano? – Mi accuccio.
– Posso darti – mi guarda sornione – Si era detto il tu!
Tentenno il capo: – Ha rag… Hai ragione, devo prendere confidenza, non è facile, ho questa educazione classica che…
– L’importante è avercela l’educazione – m’interrompe – Mi dai del tu, non mi mandi mica a cagare!
Rido, il sorriso mi si stampa sulle labbra, divampa sulle guance, mi fa stringere gli occhi, non riesco a tornare serio. Lui prosegue allegro:
– Ridi eh? Scommetto che ora ti viene più facile darmelo il tu!
– Porca miseria – mi rimetto in piedi – Sai che hai ragione?
Fa un gesto d’assenso mentre prende un secchio e lo rovescia tra le fasce di marmo.
Ci riprovo:
– Allora, posso darti una mano? – ci fissiamo – … Lo faccio per cortesia, non per soldi.
– Guarda – Indica fuori del cancello – Ho impiegato mezz’ora a portare la roba dalla Panda fin qua: vuoi mettere la soddisfazione di fare le cose da solo, a quest’età?
Seguo i suoi gesti, poi lo incalzo per l’ultima volta:
– Io insisterei, ma non vorrei che poi fossi tu a mandarmi a quel paese.
– Ma te non c’hai da fare? Siete sempre di corsa!
Un po’, lo confesso, rimango male del tono, poi lui mi punta un dito e comincia a ridere:
– Ah ah, che faccia!
Drizza la schiena restando in ginocchio, si pulisce le mani sui pantaloni, dilunga il collo poi torna a guardarmi:
– Ho ottantadue anni. Molti miei coetanei che sono rimasti vedovi si lasciano andare, non sono capaci di fare una vita decente senza la moglie: o si affidano ai familiari o per loro è finita.
Lo guardo mentre stiamo in silenzio; è lui che lo rompe.
– Lei – Indica col mento la foto della donna e continua a fissarla mentre parla – Mi ha sempre fatto tutto. Eravamo una famiglia vecchia maniera: io operaio, lei casalinga. Dopo la pensione abbiamo iniziato a occuparci della casa insieme. Mi ha insegnato un nuovo lavoro: mi ha salvato la vita –
non lo so se ha gli occhi lucidi oppure è il sudore – Lo devo a lei, lo devo a me stesso – si volta – Capisci?
Faccio sì con la testa, lo faccio con la voce, lo faccio con le mani: è un sì totale di rispetto e di sorpresa. Ora so che se insisto nel volerlo aiutare l’offendo per davvero.
– Mi ha convinto, però se dovesse…
– Mi ha ridato del lei… – mi fa un ammicco – Vuol mantenere le distanze?
– Accidenti: non è che ti posso adottare come nonno, vero?
– Nooo, poi mi tocca farti il regalo per Natale!
Ci facciamo l’ultima risata poi lo saluto.
Dopo un quarto d’ora ripasso nei paraggi per mettere le ultime lampadine.
Sento urlare:
– Oh giovane!
Mi volto di scatto. L’anziano è sempre in ginocchio alla tomba, gesticola verso di me.
– Dimmi!
– Dai retta, vieni qua.
Mi avvicino, mi aspetto una delle sue battute.
– Senti un po’, prima ho fatto il gradasso, ma mi è rimasto il bastone sul tetto della Panda e se non mi aiuti ad alzarmi domani ti tocca scavarmi la fossa.