Ci sono posti segreti, nascosti alle intenzioni anziché agli occhi.
Ce n’è uno in ogni comune.
Lo puoi trovare accanto al cimitero, coperto di ulivi, di prati all’inglese, o di viti, che vecchi contadini si ostinano a coltivare anche se quella terra non gli appartiene più.
Può essere anche altrove, vicino a un ruscello, coperto da macchie di bosco selvaggio e funghi, oppure rivelarsi arido e roccioso se la terra di quel posto è poca e avara.
Vedrai caprioli saltarci nella stagione degli amori, oppure piccole lepri allontanarsi dall’odore di una volpe o dal fucile di un bracconiere.
Possono variare in grandezza e dimensione e puoi passeggiarci sopra con lo spirito leggero e spensierato, o preso dal tumulto di una passione.
Non troverai nessuna mappa a indicarli e rari sono i carteggi che ne parlano.
Non metterti alla loro ricerca, sarebbe ardua.
Oggi ne ho visto uno e l’ho fissato per interminabili istanti, preso dall’inquietudine del mistero della vita. Dall’ossessione che in ogni luogo c’è questo mostro che dorme.
E il risveglio è delirio.
Perché i paesi che scoprono questi luoghi sono colti da sventura.
Mi piace chiamarli giardini segreti.
I comuni devono catalogarli con altro nome: spazi adibiti a sepoltura per calamità naturali.